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Conversazione11/02/2012

Conversazioni 2011/2012

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11 febbraio 2012

"GESÙ LIBERA E REALIZZA LA FAMIGLIA: COME I 7 SACRAMENTI TRASFIGURANO LA VITA A CASA NOSTRA?"

L'Eucaristia: il corpo di Gesù redime il "corpo familiare".

Che cosa è il "corpo familiare"?

L'espressione "corpo familiare" vuole far capire quanto profondo siano le relazioni tra i vari componenti familiari: la famiglia è come un corpo. "Occorre però fare attenzione all'insidia che corre il concetto di corpo familiare, sia esso rappresentato o agente. L'insidia sta nel rischio della reificazione dell'idea di corpo e in una visione organicistica delle relazioni umane.
La posizione qui assunta è chiaramente di carattere finzionale: il corpo familiare non è una "res" con una sostanza, né è un'estensione del corpo concreto individuale; si tratta invece di un "come se", di un espediente euristico (a servizio della conoscenza) che ci permette di affrontare il tema della complessità relazionale rappresentato, nel nostro caso, dalla compresenza di una trama familiare e della persona in quanto familiare.
Tale espediente funzionale ci permette di non cedere alla logica individualistica, né a quella della totalità sistemica che annulla le presenze individuali. … la persona … d'altronde, origina dallo scambio tra generi, generazioni e stirpi e da ciò che è stato distribuito in tale scambio. In breve c'è un'anteriorità ontologica dei legami di appartenenza familiare e culturale rispetto al mondo rappresentazionale (di come mi rappresento il mondo). Rivolgersi al mondo dei legami è dunque cruciale."
(27)
L'espressione "corpo familiare" oltre a evidenziare il profondo legame tra sviluppo della persona e famiglia ha il vantaggio di approfondire ulteriormente la somiglianza tra famiglia e Chiesa.
San Paolo usa la stessa metafora per illustrare la relazione tra il battezzato e la Chiesa: "
12 Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.
13 E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.
14 Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra.
15 Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.
16 E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.
17 Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?
18 Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto.
19 Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?
20 Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo.
21 Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi".
22 Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie;
23 e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza,
24 mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava,
25 perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre.
26 Quindi se un membro soffre, tutte le membra "consoffrono" insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra "congioiscono" con lui.
27 Voi ora siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte."
(28)
San Paolo usa l'immagine del corpo per mettere davanti agli occhi che ogni battezzato grazie allo stesso Spirito con il quale è immerso nel Corpo ecclesiale ha un ruolo proprio, specifico e personale che è diverso da tutti gli altri come le membra di un corpo grazie alla stessa appartenenza allo stesso corpo sono diverse tra di loro. Anzi è proprio grazie alla loro diversità che si possono costituire come corpo, perché "se tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?"
(29)
E' la stessa immersione battesimale che genera l'unione profondo con il corpo e la differenziazione in esso sul quale si basa lo stesso corpo. E' questo il punto centrale sia per lo sviluppo del corpo ecclesiale e del battezzato in esso sia per la crescita del corpo familiare e delle sue membra. Il rischio alto sia per il Corpo ecclesiale sia per il Corpo familiare è che un modello ecclesiale o familiare di ragionamento, di retorica, di comportamento freni la realizzazione dei battezzati e dei componenti familiari con conseguente perdita di bellezza, autenticità e vitalità ecclesiale e familiare.
La Chiesa di questo rischio è molto cosciente e perciò si considera sempre bisognosa di essere ri-formata, vale a dire ri-modellata a partire dalla sua forma originale e dalla condizione storica nella quale si trova e attraverso la quale Gesù la illumina e la arricchisce. I Concili sono l'attuazione maggiore di questi aggiornamenti ecclesiali. Il Concilio Vaticano II ne è un esempio grandioso e luminoso. Anche ogni famiglia è "semper riformanda", è sempre da riformare, in quanto comunità molto più piccola molto più spesso.

Illuminazione reciproca tra Corpo ecclesiale e corpo familiare

Queste pagine vorrebbero evidenziare come Chiesa e famiglia si illuminano, si vivificano reciprocamente. Come il Corpo della Chiesa è vita per il corpo familiare e come il corpo familiare è vita per il corpo della Chiesa.
Con corpo familiare si intendono quei legami profondi che si formano attraverso le generazioni e si incontrano in due persone per formare il tessuto nella quale coniugi, genitori, figli e nipotini sviluppano la loro percezione di se stessi, della famiglia, della vita, del cosmo, dell'essere, di Dio, della Chiesa, ecc..
Ogni famiglia ha il suo mito,
(30) la sua trama, il suo modello(31) che mette accenti su aspetti diversi che favorisce, frena o impedisce la personalizzazione dei singoli membra della famiglia. Un padre che torna sempre nervoso dal lavoro e impone il silenzio a tavola perché non sopporta le voci della moglie e dei figli genera l'antipatia, la paura di fronte al pasto comune nei figli e nella moglie.
Lui si comporta cos' perché ha visto il suo padre fare in questo modo. Una delle sue figlie a sua volta genitore si sentirà bloccata di fronte al marito nervoso perché la farà tornare nell'esperienza paralizzante di suo padre. Ecco un aspetto di un modello familiare che incide fortemente sulla realizzazione delle persone coinvolte attraverso le generazioni e che rivela come decisioni genitoriali generano e degenerano la relazione che altri componenti familiari hanno con se stessi e con i membri della famiglia d'origine e i membri della famiglia che nascerà delle proprie viscere.
Il progetto grandioso della pastorale familiare è costruire la Chiesa domestica, la famiglia come Chiesa a questo livello profondo dove si formano, dove si trasmettono i miti, le trame, i modelli familiari. La famiglia come Chiesa domestica ha come sua missione più propria liberare i miti, le trame, i modelli familiari da tutti quei elementi che frenano la realizzazione delle persone coinvolte, la comunità di vita e la partecipazione alla stessa vita divina in famiglia e come famiglia.
Lo fa in modo del tutto particolare: facendo vedere come quelle energie e luci che costituiscono il funzionamento più intimo e l'attuazione più propria e concreta della famiglia sono a immagine della B. Trinità e per questo motivo predisposte in modo straordinario alla partecipazione alla vita trinitaria come è stato illustrato nei capitoli precedenti.
In questo modo la vita battesimale, la partecipazione al modo di vivere, di amare, di pensare, di gioire, di promuovere la vita della B. Trinità illumina, guida, sviluppa, orienta e arricchisce la formazione e l'attuazione degli stessi miti e modelli famigliari, di cui modalità di funzionamento l'unica vera Origine e Progettista è la stessa Trinità dolcissima ed intelligentissima. I modelli e miti famigliari trovano perciò nella Chiesa domestica intesa come immersione nella vita trinitaria il contatto liberante e realizzante con la propria Origine!!
La costruzione della Chiesa domestica è perciò questo incontro illuminante, liberante e realizzante tra teologia della famiglia e psicologia-filosofia della famiglia che dovrebbe avere come effetto che le persone sia nell'intimità coniugale sia nella loro vita quotidiana sia nell'educazione dei loro figli si ispirano al modo con il quale Cristo amato, il Padre familiarissimo e lo Spirito, creatore di tutte le famiglie partecipano, vedono, amano, promuovono e arricchiscono la vita di ogni singolo componente famigliare e della famiglia intera e la loro partecipazione alla sua stessa vita divina che è il senso più profondo di ogni esistenza umana e per la cui attuazione la Chiesa e la famiglia sono state create.

L'incontro tra Corpo eucaristico e corpo famigliare

In questa costruzione della Chiesa domestica, della famiglia immersa e partecipe della Trinità i sacramenti come modalità di partecipazione alla vita di Cristo hanno un ruolo centrale come abbiamo visto in relaziona a battesimo e cresima. L'evento eucaristico brilla sua questo sfondo battesimale-cresimale-famigliare in modo del tutto particolare. La celebrazione eucaristica per il suo significato, per il suo contenuto, per la sua struttura, per la sua modalità di attuazione porta in sé potenzialità immense a favore della realizzazione felice della famiglia sia in quanto luogo di personalizzazione dei suoi componenti sia come rete nella quale le persone possono essere introdotte alla partecipazione concreta e realizzante della stessa vita di Gesù glorioso nella sua amata Chiesa.
Le persone nella famiglia imparano a costruire la loro relazione con se stesse a partire da come vengono guardate, toccate, trattate, pensate, prese sul serio. E' attraverso i cinque sensi che la moglie coglie quanto il marito pensa di lei, è attraverso i cinque sensi che un figlio scopre come la mamma lo porta in sé.
E' la stessa presenza fisica che manifesta il tipi di relazione che ho con un componente della famiglia.
Un padre che vuole sempre stare con una figlia fa capire che non si fida di lei o si torva in una dipendenza emotiva da lei. Una moglie che evita la vicinanza fisica al marito fa capire che non si sente attratta da lui o è talmente attratta da lui che non riesce a fare altro se si trova nella sua presenza.
Il figlio che non vuole mai stare a casa manifesta che la sua esperienza di famiglia gli ha ingenerato una percezione di famiglia da evitare il più possibile.
Sempre sono parole udibili, gesti, azioni, mimiche visibili all'origine di queste percezioni reciproche.

I protagonisti eucaristici: pane e vino

L'eucaristia si muove proprio a questo livello: a livello sensibile e perciò coinvolge i cinque sensi dei partecipanti. I protagonisti paradossali dell'Eucaristia accentuano ancora questo radicamento nel sensibile e nel sensibile prettamente familiare: pane e vino. I protagonisti visibili dell'Eucaristia sono due generi alimentari. Pane e vino sono due generi alimentari che richiamano prima di tutto il loro ambiente naturale che sono i pasti familiari, la mensa delle famiglia intorno alle quali si sviluppano le relazioni famiglia, intorno alle quali crescono e si formano le persone famigliari, intorno alla quale si trasmettono i miti, i modelli e racconti familiari grazie ai quali le persone imparano a relazionarsi a se stessi o a idee e desideri di se stesse.
Oltre a essere un richiamo familiare non solo quotidiano (pane) e anche festoso (vino) i due protagonisti eucaristici centralizzano un evento un'azione personalissimo di ogni componente famigliare: mangiare e bere, l'azione per eccellenza con la quale ci diamo la vita e ci facciamo crescere.
Vino e pane si manifestano perciò potenti ingredienti della vita famigliare - sono a tavola con noi a casa nostra - elementi essenziali dell'azione più centrale del nostro vivere: mangiare e bere. Tutto quanto questi due generi alimentari dovranno significare all'interno della celebrazione eucaristica dovrà essere interpretato in riferimento a questo orizzonte famigliare-personale. Pane e vino sono per la loro stessa natura di inaudita vicinanza alla vita famigliare e personale.
Anche se si deve dire che la presenza del vino leggermente inquieta o destabilizza il concetto del familiare-personale quotidiano. Potrebbe bastare il pane quotidiano, di vino quotidiano non si parla né nella percezione famigliare, né nella percezione personale. Elemento festoso eucaristico del vino è una prima vivificazione eucaristica della monotonia famiglia e personale. L'alleanza pane-vino che caratterizza l'evento eucaristico è di fondamentale importanza per poter cogliere gli effetti eucaristici su famiglia e persona.
Di fatto possiamo già parlare di un certo trionfo della sobrietà della vita quotidiana che ha investito la stessa liturgia cattolica nel corso del secoli (diversamente dalla liturgia ortodossa!) causando una radicale discriminazione liturgica della specie eucaristica del vino. Mentre la figura del pane attraverso l'adorazione eucaristica e la comunione sotto l'unica specie è entrato nella consapevolezza comune come la forma eucaristica la figura del vino nel vivere eucaristico della Chiesa è come confinato in una periferia celebrativa e perciò anche di consapevolezza ecclesiale e personale dei credenti. Speriamo che nella prossima riforma liturgica qualcuno si ricordi dell'emancipazione liturgica del vino!

L'eucaristia nasce in una cena familiare

Storicamente la promozione eucaristica di significato dei generi alimentari pane e vino avviene in una cena che di per sé era concepita per famiglie. E si trattava di una cena famigliare già del tutto particolare: una cena pasquale. La cena pasquale è un evento famigliare celebrato in casa da tutta la famiglia alla quale partecipano tutti i componenti famigliari con ruoli propri.
Ma è un evento familiare che ricorda e rirappresenta azioni di Dio nella storia e nel suo popolo Israele, vale a dire la sua liberazione dall'Egitto, il dono della legge e della terra promessa che includeva anche il ricordo della stessa creazione a l'attesa del Messia. Questi interventi divini nella storia dell'umanità e di Israele vengono ricordati e celebrati attraverso azioni proprie della famiglia e perciò fanno parte del modello famigliare, della trama famigliare.
L'identità del bambino ebreo si costruisce anche intorno alla domanda "che cosa significa questa notte?" e intorno alla sua risposta. Il mito familiare e l'identità personale dei singoli componenti familiari della famiglia che celebra la cena pasquale ha come ingredienti essenziali e fondanti le azioni di Dio nella storia d'Israele.
Senza dubbio lo stesso Gesù era profondamente plasmato dalla sua esperienza famigliare della celebrazione della cena pasquale e mentre prende il pane e il vino ricorda la voce e le parole di Giuseppe che per tanti anni ha preseduto la liturgia famigliare a Nazaret presente sua madre con il suo acutissimo senso per l'agire di Dio nella storia di Israele (vedi magnificat!) di cui il proprio corpo è diventato luogo insuperabile di manifestazione divina nella carne, nel personale, nel famigliare.
Perciò Gesù vuole conferire alla celebrazione pasquale, ai suoi gesti, allo stesso pane e allo stesso vino significati, energie che approfondiscono, compiono in modo eccedente a livello famigliare e personale quanto fino adesso la cena pasquale ha ricordato e attuato: quanto cioé Colui che è partecipa alla vita di Israele, quanto lo libera, quanto lo promuove.
Ma è proprio a livello di questa continuità famigliare, liturgica, storico salvifico, personale, essenziale, sensibile e festoso che Gesù fa esplodere questa cena riconfigurando il significato di questo pasto familiare con parole e azioni sue nuove, paradossali e sorprendenti. Rivolgendosi al pane gli conferisce la seguente identità: "Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi."
E prendendo in mano il calice del vino prosegue con questa misteriosa ridefinizione del significato dello stesso essere di questi generi alimentari comuni personalizzandoli al massimo: "Questo è il calice del mio sangue della nuova ed eterna alleanza versato per voi e per tutti in remissione dei peccati."
Dopo queste parole pane e vino brillano di una nuova identità: sono corpo mio e sangue mio di Gesù. Corpo offerto e sangue versato. Non solo pane e vino sono il suo corpo e il suo sangue ma sotto una modalità del tutto particolare: "offerto" e "versato".
Solo il contesto storico della vita di Gesù nel quale lui pronuncia queste parole può svela il significato di questa ulteriore specificazione: offrire il suo corpo e versare il suo sangue può fare riferimento solo a quanto gli succede qualche ora dopo aver pronunciato queste parole. La sua passione, morte e risurrezione sono l'offrire del suo corpo e il versare del suo sangue.
Gesù conferisce perciò alla forma del pane e del vino la capacità di rappresentare e di raccogliere in sé il mistero della sua persona nelle azioni della sua passione, morte e passione. Anzi Gesù affida se stesso nell'azione del suo manifestarsi e comunicarsi, che si attua nella sua passione, morte e risurrezione a questi generi alimentari e li dichiara capaci di essere vera e propria comunicazione della sua Persona delle sue stesse azioni pasquali.
Di fatto il significato naturale del pane e del vino sono meravigliosamente predisposte ad assumere i nuovi significati eucaristici, cioè pasquali. La natura del pane e del vino consiste proprio nel suo essere mangiato e bevuto, vale a dire essere comunicato interamente per conferire vita forte e allegra.
Con questo senso letterale Gesù associa anche il senso pasquale antico alla celebrazione eucaristica: rivelazione di Colui che partecipa, libera e promuove il suo popolo. Il Pane eucaristico e il Vino eucaristico sono completamento privati della loro natura del pane e del vino (senza toglierli il loro senso metaforico!) al cui posto si trova la persona stessa di Gesù nel mentre si dona patendo, morendo e risorgendo.
Proprio questa persona ineffabile in queste azioni preziosissime libera, promuove e partecipa la vita di ogni persona umana, ogni famiglia umana. Sono proprio il pane e il vino nella loro configurazione eucaristica liturgica che porteranno questo dono a ogni persona e famiglia.
Di nuovo pane e vino sono terribilmente capaci di rendere intelligibili, amabili, sperimentabili e immaginabili ed abitabili la destinazione personalissima di Gesù nelle sue azioni pasquali: come ogni pane viene mangiato personalmente da una persona umana, come ogni vino viene personalmente bevuto da una persona umana così Gesù si indirizza nel suo agire pasquale direttamente e personalmente a ogni persona umana al modo del pane e del vino per essere intimamente l'Emmanuale, il Dio con noi in un senso inaudito, eccedente e terribilmente felicitante e realizzante!

La liturgia come attuazione del progetto eucaristico-pasquale di Gesù con destinatario famiglia

Che pane e vino possano diventare persona di Gesù nel suo donarsi a ogni persona Gesù l'ha fatto dipendere dai suoi apostoli: "Fate (poiete) questo in memoria di me!" Da quel momento in poi la Chiesa non ha più smesso ad elaborare in modo sempre nuovo questa "poesis eucaristica". "Poesis" significa rappresentazione di un azione del passato come se venisse adesso. L'eucaristia è chiamata a rappresenta come Gesù si dona a ogni partecipante eucaristico qui ed oggi nelle sue azioni pasquali attraverso le figure del pane e del vino.
Di fatto tutta la liturgia eucaristica è plasmato da un continuo dialogo tra Ministro e assemblea che rappresenta Cristo e la Chiesa: "Il Signore con voi!" "E con il tuo Spirito!" … all'inizio, prima del Vangelo, prima della presentazione dei doni, prima della comunione e prima della missione finale. L'iniziale e finale "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" rivela la celebrazione eucaristica come attuazione battesimale del "Signore con noi."
L'eucaristia fa sperimentare a livello sensibile quanto il battesimo attua in modo invisibile:l'immersione nella vita del dolce Padre, del Figlio grande e della Spirito Creatore del visibile e dell'invisibile grazie alla partecipazione alla passione, morte e risurrezione di Gesù che rappresenta e comunica la celebrazione eucaristica.
L'eucaristia perciò rivela e rende partecipabile come Cristo e la Chiesa si amano oggi e qui. Esattamente questa celebrazione dell'amore tra Cristo e la Chiesa che si attua in modo crescente nelle varie parti eucaristiche è significato dall'unione coniugale che fonda la Chiesa domestica.
La Chiesa domestica contempla perciò nella stessa modalità di attuazione delle varie parti della celebrazione eucaristica come si tratta di pensare, di immaginare, di modellare le relazioni coniugale e di conseguenze le stesse relazioni famigliari alla luce della celebrazione eucaristica e viceversa!!!

La liturgia eucaristica come rappresentazione di come si attua la Chiesa domestica

Sia la liturgia eucaristica sia la Chiesa domestica sono realizzabile solo in quanto immerse nella stessa vita trinitaria. Infatti tutti e due si attuano nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo.
Come tutta la liturgia è pervasa dal desiderio e augurio che i Signore sia con voi così la giornata famigliare può essere pervasa dal desiderio e dalla consapevolezza che il Signore è con ogni componente familiare.
Si tratta di un esercizio vero e proprio giornaliero che ogni coniuge-genitore di tanto in tanto durante il giorno pensa se stesso partecipante Dio e Dio partecipante la propria vita e così anche i componenti della propria famiglia immaginandoli consapevolmente partecipi della vita immensa e bella della grande Trinità e Cristo intimamente coinvolto nel gioco del figlio piccolo, nel compito di matematica di Giuseppe e al lavoro in ufficio dalla moglie o in macchina con il marito. Il dinamismo eucaristico del "Signore con voi" vuole iniziare i coniugi e figli a questa consapevolizzazione battesimale-eucaristica reciproca.

Domande per la riflessione:

  • Posso descrivere i miei higlights eucaristici? Quali parti dell'eucaristia amo in modo particolare e perché? Quali sono le mie difficoltà eucaristiche? Perché?
  • Come ho cercato nella mia vita ad approfondire la mia consapevolezza eucaristica? Che cosa consiglierei a un amico per migliorare la sua conoscenza e partecipazione eucaristica?
  • Che ruolo ha giocato l'eucaristia nella mia famiglia d'origine e nella mia famiglia attuale? Come parlo con il mio coniuge dell'Eucaristia? Come influisce l'Eucaristia sulla nostra relazione coniugale? In che modo abbiamo trasmesso ai nostri figli la vita eucaristica e come la trasmettiamo ai nostri nipotini?
     
     

Oggi é e sono le ore - Aggiornato il 19 mai 2013


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