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Conversazione 11/10/2008

Conversazioni 2008/2009


La comunione nuziale tra la Chiesa e l‘umanità intera

L’evento “Concilio Vaticano II”

Il Concilio Valicano II è la grande intuizione di Giovanni XXIII. Due sono i due grandi desideri al riguardo: fare conoscere meglio la Chiesa agli stessi battezzati e a tutto il mondo.
Per tre anni dal 11 ottobre 1962 al 8 dicembre 1965 i vescovi di tutto il mondo insieme a tanti teologi hanno lavorato per esprimere in parole il grande mistero della Chiesa in un modo più comprensibile per gli uomini di oggi.
Sia il modo come è avvenuto questo, il dinamismo della formulazione dei diversi documenti, sia gli stessi testi sono di una particolare bellezza e grandezza e manifestano davvero l’operare dello Spirito di Cristo nella sua Chiesa oggi.
Nel concilio si è incontrata la Chiesa universale di tutti i continenti e ha riformulato il suo modo di cogliere e di esprimere il suo mistero a partire dalla Parola di Dio, dalla stia Tradizione millenaria di Sapienza e di Fede e dalla stia esperienza mondiale attuale.

I frutti di questo lavoro triennale straordinario sono tanti.
Ne cito solo alcuni: La riscoperta della Parola di Dio in tutta la sua ricchezza come prima e fondante rivelazione di Dio nella storia umana, la profondità della liturgia alla luce della Sacra Scrittura e della Tradizione sin dai Padri della Chiesa, la necessità dell’ecumenismo con tutte le Chiese, il dialogo con tutte le religioni, la centralità della formazione dei cristiani e dei sacerdoti e il loro ruolo nella Chiesa, una visione più evangelica della vita consacrata, l’importanza e la collegialità dei vescovi in comunione con il successore di Pietro, l’identità del laico nella Chiesa, un impulso nuovo per la missione a tutte le genti, il ruolo dei mezzi di comunicazione e soprattutto i due grandi documenti
Lumen Gentium e Gaudium et Spes che realizzano nel modo più ampio ed approfondito l’intento di Giovanni XXIII, poi proseguito in modo mirabile da Paolo VI: la Chiesa in rapporto a se stessa e in rapporto al mondo.
Il volto della Chiesa di oggi è il frutto più evidente del Concilio Vaticano Il.

La storia di ognuno di questi documenti, spesso lunga diversi anni, è appassionante come un giallo con tanti colpi di scena dove si incontrano e poi armonizzano tante impostazioni teologiche e che infine raggiungono quasi sempre l’approvazione unanime dei padri del Concilio.
Il nostro documento ha avuto il tempo più lungo di cambiamento e di miglioramento e veniva approvato il giorno prima della chiusura dei Concilio, il 7dicembre 1965, letteralmente all’ultimo momento.
Per questo motivo e arricchito di tutto quanto è cresciuto durante gli anni del Concilio e fonte privilegiata per scoprire lo Spirito che animava i Padri del Concilio.

Il documento
Gaudium et Spes consiste di due parti:
1) la Chiesa e la vocazione dell’uomo (dignità della persona umana, comunità degli uomini,
attività umana, missione della Chiesa nel mondo contemporaneo)
2) Alcuni problemi più urgenti (matrimonio, cultura, economia e politica).

I nostri incontri avranno come ispirazione sempre uno di questi capitoli.
Non si tratta di un commento al documento del Concilio ma di un tentativo d’interpretazione di questo testo straordinario alla luce della vita matrimoniale e della famiglia.
Per quale motivo ho scelto questa angolatura particolare nel guardare la
Gaudium et Spes?
Ogni parte del documento consiste di 4
capitoli. Il capitolo sul matrimonio si trova all’inizio della seconda parte e forma perciò il centro del documento dal quale si irradia una luce che illumina tutti gli altri sette capitoli e i proemi delle due parti.
Dal punto di vista letterario e del contenuto questo dinamismo interno del testo si può dimostrare dal fatto che il documento usa l’espressione famiglia sia per indicare l’umanità intera, la stessa Chiesa e la famiglia umana o cristiana in senso stretto basata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
Sembra come se i padri conciliari avessero voluto privilegiare la realtà “famiglia” per poter descrivere sia la Chiesa, il mondo e la relazione tra le due mettendo in secondo ordine l’espressione “popolo” che caratterizzava il documento Lumen Gentium per indicare il mistero della Chiesa.
(Cfr. parola “famiglia” circa 50 volte, “popolo” circa 30 volte nella
Gaudium et Spes).
Il documento presenta sia la Chiesa
sia I’umanità intera sotto l’aspetto di famiglia. Con questa analogia si potrebbe dare una prima risposta alla domanda in che relazione stanno la Chiesa e il mondo, che è appunto il tema di questo documento: sia il mondo sia la Chiesa sono “famiglia”!
Da questa somiglianza risulta la centralità del ruolo e della conoscenza della famiglia per la relazione Chiesa - mondo.
E’
il luogo per eccellenza dove avviene l’incontro tra Chiesa e mondo. La famiglia è la relazione tra la Chiesa e il mondo.
Per questo motivo scelgo la famiglia, le sue caratteristiche e i suoi dinamismi, come chiave di interpretazione per la lettura del testo del documento della
Gaudium et Spes.

Intima unione della Chiesa con l’intera famiglia umana.

Il titolo del primo paragrafo del proemio suona cosi: “Intima unione della Chiesa con l’intera famiglia umana”. (CS1) Sin dalle prime parole del documento si considera l’umanità intera sotto l’aspetto di “famiglia”.
Per la Chiesa l’umanità prima di tutto é
famiglia.
Vedremo in che modo intende questa famiglia. La bellezza e originalità di questa intuizione conciliare rifulge in modo particolare se teniamo conto come noi stessi pensiamo l’umanità globalizzata e come i media ci rappresentano la vita dei popoli.
Di rapporti familiari tra le nazioni, religioni, e culture spesso si nota poco. Questo documento vuole perciò formare la coscienza cristiana a un nuovo modo di percepire l’umanità intera.
L’attualità alternativa di questa concezione del rapporto tra i
popoli e tutti gli uomini appare lampante se si sfogliano i quotidiani. Umanità come famiglia é una critica radicale a qualsiasi atto di ingiustizia, razzismo, sfruttamento, sopruso, ecc.
Il documento specifica la modalità di questa “intima comunione” che la Chiesa stabilisce con tutte le persone: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e
di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi é di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.”
(CS1) Le prime quattro parole ripetute una seconda volta con insistenza alla fine della frase, “gioie”, “speranze”, “tristezze”, “angosce” dell’umanità condivise dalla Chiesa richiamano alla mente quattro parole simili che per la Chiesa si trovano in quella frase clic fonda ogni famiglia: “Prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia tutti i giorni della mia vita”.

La prima frase della
Gaudium et Spes ha perciò una forte colorazione nuziale. Gaudium et Spes é un’espressione sponsale, che richiama alla mente il consenso matrimoniale.
E’ come se la Chiesa si dichiarasse sposata all’umanità, legata in un modo indissolubile alla sua sorte, nel bene e nel male come lo esprime la doppia coppia di condizione positiva e di condizione negativa: “gioia” e “speranza’ può corrispondere a “gioia” e “salute” e “tristezza” e “angoscia” può significare “dolore” e malattia”.
“L’intima unione (intima coniunctio) della Chiesa con tutta la famiglia dei popoli” (CS 1) è d natura sponsale.
Questo incipit nuziale è in profonda sintonia con la luce familiare nella quale il documento tratterà il rapporto Chiesa e umanità.
Perché, però, la Chiesa può definire la sua relazione con l’umanità in questi termini sponsali?
“La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti.” (GS 1)
La specificità della Chiesa consiste nel fatto di essere persone immerse grazie al battesimo, nella vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, perciò sono riunite da Cristo, guidate dallo Spirito verso il Padre.
Questa intima partecipazione ala vita di Dio le mette nella relazione che Dio ha con tutta l’umanità. Come la Beata Trinità si relaziona a ogni persona umana così chi è immerso nella sua vita viene relazionato a ogni persona umana, a tutti i popoli secondo il modo trinitario di relazionarsi.
Essendo Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo più vicino a ogni persona di quanto la stessa persona é vicina a se stessa anche il battezzato viene introdotto in questa vicinanza di Dio a ogni persona umana, a ogni gioia umana, a ogni speranza umana, a ogni tristezza umana e a ogni angoscia umana.
Questa vicinanza trinitaria a ogni persona, a ogni popolo, a ogni religione, a ogni cultura, a ogni epoca è lo stile di pensiero e di vita di ogni persona immersa nella vita trinitaria. Questo modo trinitario di relazionarsi alle persone umane lo possiamo chiamare senz’altro “nuziale”.
Di fatto l’immagine originale della Beata Trinità è la coppia nuziale, l’unione tra uomo e la donna come lo rivela Genesi 1.
Queste poche righe ci fanno intuire quanto profondamente siamo chiamati a cambiare atteggiamento verso il mondo e verso l’umanità.
In ottica trinitaria-battesimale dobbiamo dirci: il mondo è nostro, l’umanità intera è nostra. In questa luce di partecipazione al modo con il quale Dio vive l’umanità possiamo ancora evidenziare il seguente aspetto dell’essere battezzato, dell’essere immerso nella vita trinitaria.
Nel battesimo Dio si dona a noi, me interamente nel suo Spirito. Dona se stesso e tutto ciò che possiede, vale a dire anche tutta l’umanità, tutti i popoli che lui fa esistere.
Nel dono battesimale di se stesso Dio mi affida tutta l’umanità, la fa diventare mia e la considera appartenente a me. Ecco le implicazioni grandiose dell’essere cristiano, dell’essere battezzato ai quale la
Gaudium et Spes ci introduce.
“Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”. (CS1)

Per la riflessione:

Quali documenti del Concilio Vaticano II conosco o ho letto? Perché non ho letto nessun documento del Concilio? Che cosa mi è particolarmente rimasto impresso o della celebrazione del Concilio e o dei suoi documenti?

Come percepisco da cristiano battezzata il mio rapporto con la società in cui vivo? Il mio essere nella Chiesa mi allontana dalla società o mi avvicina alla società?

In che rapporto vedo Dio con la nostra società attuale, con la nostra cultura, la nostra storia, con i popoli, con il progresso, con le religioni? Immagino Dio distante dal nostro stile di vita o coinvolto?


Oggi é e sono le ore - Aggiornato il 19 mai 2013


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