Conversazione 08/03/2014 - cpfconsultoriosassari.it

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Conversazione 08/03/2014

Conversazioni 2013/2014

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8 marzo 2014

LA CHIESA - CASA NOSTRA “LUMEN GENTIUM” COME TESTO POLITICO?
“Santificazione" come effettiuva partecipazione alla vita divina
(LG 5)



Il capitolo sulla "vocazione universale alla santità nella Chiesa" fissa la meta del "progetto politico trinitario-ecclesiale": è rendere partecipi ogni persona umana della vita divina. Tutte le strutture e uffici e ministeri nella Chiesa hanno questo senso profondo: parrocchie, ordini, diocesi, vescovi, presbiteri, diaconi, coniugi, famiglie, diritto canonico, chiese, iconografia, otto per mille sono al servizio della partecipazione alla vita gloriosa di Gesù. Tutte le istituzioni ecclesiali nella misura in cui non corrispondono a questo fine sono da riformare, da aggiustare, da rinnovare o da abolire.
 Ma soprattutto tocca a ogni battezzato riformare e arricchire la proprio narrazione ecclesiale in questa luce: amo la Chiesa come dolce e straordinario dono, come la grazia della mia vita in quanto mi immerge nella Fonte della mia vita e di ogni vita e mi rende effettivamente e concretamente partecipe della vita straordinaria e onnipresente della Beata Trinità.

Quale è la differenza tra "salvare" e "santificare"?


Il vocabolario conciliare distingue leggermente con qualche accento la differenza tra "salvare" e "santificare": salvare come nell’uso comune significa essere sottratto a un pericolo. Così nel linguaggio ecclesiale vuol dire essere liberato dal peccato, dal male, dal demonio e dalla morte. "Salvare" mette l’accento sull’essere "salvato da". La parola "santificare" invece vuole mettere l’accento su "per che cosa siamo stati salvati":
"I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi." (LG 39)
Il battesimo rende "compartecipi della natura divina e perciò realmente santi". Il Conclio ci invita a pensare, ad amare, ad immaginare la nostra santità come partecipazione reale, gioiosa e soddisfacente alla sua stessa vita onnipresente che il nostro battesimo ci garantisce ovunque e sempre.
 In modo mirabile il Concilio sottolinea che questo dono battesimale straordinario ci invita e ci rende capaci di costruire una comunione nuova di inaudita qualità: "Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità." (LG 9)
La ricchezza di vita divina, la sua qualità indistruttibile, il suo essere fonte inesauribile di creatività e di iniziative ha in sé la spinta e il seme di coinvolgere le le persone battezzate a creare qualità e relazioni interpersonali in sintonia con la qualità di relazione che il battesimo instaura tra il singolo cristiano e la grande e bella Trinità.
Purtroppo attualmente per la maggior parte dei cristiani il proprio battesimo non viene percepito e vissuto come fonte principale del proprio amore per la vita, per la Chiesa, per la società. E’ compito prettamente familiare inventare, sviluppare e attuare una narrazione coniugale e familiare del battesimo attraverso il quale si comincia a vedere ed amare la vita quotidiana, familiare, ecclesiale e civile alla luce della propria partecipazione della vita divina.

"Lo Spirito santificatore della Chiesa"


Il testo della Lumen Gentium al numero 4 ci presenta il principale protagonista della  "santificazione" di ogni uomo, vale a dire colui che effettivamente rende le persone partecipi felici e creativi della onnipresente e straripante vita divina.  
"4. Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cfr. Gv 17,4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa e affinché i credenti avessero così attraverso Cristo accesso al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2,18). Questi è lo Spirito che dà la vita, una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna (cfr. Gv 4,14; 7,38-39); per mezzo suo il Padre ridà la vita agli uomini, morti per il peccato, finché un giorno risusciterà in Cristo i loro corpi mortali (cfr. Rm 8,10-11). Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr. 1 Cor 3,16; 6,19) e in essi prega e rende testimonianza della loro condizione di figli di Dio per adozione (cfr. Gal 4,6; Rm8,15-16 e 26). Egli introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr. Ef 4,11-12; 1 Cor 12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo. Poiché lo Spirito e la sposa dicono al Signore Gesù: « Vieni » (cfr. Ap 22,17). Così la Chiesa universale si presenta come « un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo »." (LG 4)
Lo Spirito Santo "abbellisce e ringiovanisce ogni battezzato continuamente e insieme agli altri e agisce ovunque. Abita il cuore e lo trasforma in casa della Trinità. Lui è il continuo accesso al Padre in Gesù risorto.

Il perché dell’onnipresenza della preghiera "Nel nome del Padre …"


In questa luce della partecipazione della vita trinitaria si svela il senso dell’onnipresenza della preghiera "nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo." Il segno della croce fa riferimento all’azione battesimale "io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Con ogni segno della croce in realtà ripetiamo: sono immerso nella vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Iniziamo la giornata, il lavoro, ogni preghiera, ogni pasto, ogni riunione e concludiamo la giornata "immersi nel nome del Padre del Figlio dello Spirito Santo onnipresente". Ci diciamo: vivo questo giorno dal punto di vista della vicinanza, dell’amore e dell’ammirazione che Dio vi prova, nutre e diffonde. Con il Segno della Croce manifestiamo a noi e a Gesù che viviamo ogni istante della nostra vita a partire della sua partecipazione alla nostra vita che implica un’immersione infinitamente più vicina a ogni evento, persona o azione di quanto si vive fuori del battesimo. Questo sabato vissuto dalla vicinanza battesimale ha un gusto, un sapore, una bellezza e una profondità incredibile perché ho l’onore di vivere dalla vicinanza dalla quale lo vive il suo stesso creatore. IL battesimo mi arricchisce dell’amore, dell’intelligenza e della passione ed ammirazione che Gesù risorto ha di questo sabato rendendomi primo ammiratore e amante di questo giorno.

La chiamata universale dell’umanità da parte della Trinità : un progetto politico-nuziale


Il Concilio presenta all’inizio di importanti documenti la volontà radicale di  rendere ogni persona partecipe della sua vita per toglierci ogni dubbio della bella e grande realtà nella quale troviamo e della quale ci invita a godere:
"Disegno salvifico universale del Padre
2. L’eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà, creò l’universo;
decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina; (LG 2)"

"2. Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini
per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé." (Dei Verbum 2)

"Questo disegno scaturisce dall'" amore fontale ", cioè dalla carità di Dio Padre, che essendo il principio senza principio, da cui il Figlio è generato e lo Spirito santo attraverso il Figlio procede, per la sua immensa e misericordiosa benignità liberamente creandoci ed inoltre gratuitamente chiamandoci a partecipare nella vita e nella gloria, ha effuso con liberalità e non cessa di effondere la divina bontà, sicchè lui che di tutti è il creatore, possa anche essere "tutto in tutti" (1 Cor. 15, 28), procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicità.
E piacque a Dio chiamare gli uomini alla partecipazione della sua vita non solo ad uno ad uno, senza alcuna mutua connessione, ma riunirli in un popolo, nel quale i suoi figli che erano dispersi si raccogliessero in unità." (Ad Gentes, 2)
Per esprimere con quale intensità la Immensa e Bella Trinità desidera che ogni persona e ogni popolo partecipi alla comunione con lei usa l’amore più intenso umano possibile:
"39. La Chiesa, il cui mistero è esposto dal sacro Concilio, è agli occhi della fede indefettibilmente santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale col Padre e lo Spirito è proclamato « il solo Santo », amò la Chiesa come sua sposa e diede se stesso per essa, al fine di santificarla (cfr. Ef 5,25-26), l’ha unita a sé come suo corpo e l’ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la gloria di Dio." (LG 39)
Bisogna pensare l’amore sponsale di Cristo nel senso letterale del termine e a partire dall’esperienza più bella che uno ricorda del proprio amare la moglie o il marito. L’amore sponsale di Gesù è l’amore umano più intenso, più bello, più ricco e indistruttibile e attualmente in atto nel suo cuore, nelle su viscere gloriose. Proprio a questo amore noi partecipiamo nell’Eucaristia, In questo amore Gesù risorto ci nutre grazie al suo corpo e al suo sangue. Questo suo amore sponsale divino e umano è la vita normale nella Chiesa.

La santità come partecipazione alla vita trinitaria unisce la Chiesa:

Nel periodo prima del Concilio i "santi" nella Chiesa per molti erano solo il clero e i consacrati. Il Concilio aggiorna questa mentalità erronea alla vera natura della Chiesa e evidenzia con insistenza che ogni persona immersa nella vita della Bella e Fresca Trinità gode della santità di Gesù risorto.
"Esercizio multiforme della santità
41. "Nei vari generi di vita e nei vari compiti una unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adorando in spirito e verità Dio Padre, camminano al seguito del Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria."
"Ognuno
secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità.
In primo luogo i pastori del gregge di Cristo …"
Come i vescovi, presbiteri e diaconi così i coniugi:
"I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono sostenersi a vicenda nella fedeltà dell’amore con l’aiuto della grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e
nelle virtù evangeliche la prole, che hanno amorosamente accettata da Dio.
Così infatti offrono a tutti l’esempio di un amore instancabile e generoso, edificando la carità fraterna e diventano testimoni e cooperatori della fecondità della madre Chiesa, in segno e partecipazione di quell’amore, col quale Cristo amò la sua sposa e si è dato per lei. Un simile esempio è offerto in altro modo dalle persone vedove e celibatarie, le quali pure possono contribuire non poco alla santità e alla operosità della Chiesa.
Quelli poi che sono dediti a lavori spesso faticosi, devono con le opere umane perfezionare se stessi, aiutare i concittadini e far progredire tutta la società e la creazione verso uno stato migliore; devono infine, con carità operosa, imitare Cristo, le cui mani si esercitarono in lavori manuali e il quale sempre opera col Padre alla salvezza di tutti, in ciò animati da una gioiosa speranza, aiutandosi gli uni gli altri a portare i propri fardelli, ascendendo mediante il lavoro quotidiano a una santità sempre più alta, santità che sarà anche apostolica." LG 41)
I coniugi e le famiglie in modo del tutto particolare rendono presenti lo specifico della santità trinitaria ed ecclesiale:
AMANO!!!
Di fatto il Concilio descrive la santità in atto, la partecipazione alla vita divina come "amare":
Vie e mezzi di santità
42. « Dio è amore e chi rimane nell’amore, rimane in Dio e Dio in lui » (1 Gv 4,16). Dio ha diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr. Rm5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di lui."

Per la riflessione personale:

  • Quando sento la parola "santità" a che cosa penso?

  • Posso descrivere in che cosa consiste la mia partecipazione alla vita divina?

  • Un figlio/nipote mi chiede: in che cosa consista l’amore? Mi puoi descrivere alcuni caratteristiche dell’amore? Come ami la mamma, la nonna? Come ami i figli?


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