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Conversazione10/03/2012

Conversazioni 2011/2012

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10 marzo 2012

LA RICONCILIAZIONE: NON C'È FAMIGLIA SENZA PERDONO

In Italia nel 2010 si sono separate circa 85.000 coppie, vale a dire non sono riuscite a riconciliarsi. La loro incapacità di riconciliarsi significa una tragedia umana per centinaia di miglia di persone: prima di tutto per i loro figli, poi per gli stessi coniugi, per i loro genitori, per i loro nonni e per i fratelli dei coniugi.
Ogni separazione è una tragedia famigliare tri-generazionale che favorisce un "credito negativo" nelle relazioni dei figli quali futuri coniugi, genitori e nonni.
La capacità di riconciliarsi si presenta perciò non semplicemente come un pio esercizio spirituale ma fondamentale per la realizzazione di famiglie e generazioni intere. Chi non sa riconciliarsi è ormai diventato un pericolo famigliare, sociale, ecclesiale e perciò pubblico.
Sono di fatto enormi i danni che le rotture coniugali procurano alla capacità di apprendimento dei propri figli dal punto di vista scolastica, universitario e professionale frenando il progresso culturale, sociale, professionale, scientifico, tecnologico ed ecclesiale di stati interi alla loro radice.
Il figlio che si deve occupare della rottura della relazione d'amore tra i suoi genitori non ha la mente e i sentimenti liberi per studiare matematica o italiano, senza pensare ai disturbi relazionali con se stessi e gli altri implicano questo scombussolamento di ruoli, confini e alleanze intrafamigliari.

In che cosa consiste la riconciliazione?

Che tra qualche anno quasi metà dei matrimoni fallirà svela una profonda incapacità di riconciliazione nei coniugi attuali. Perché è così difficile riconciliarsi? Siccome la maggior parte delle nostre competenze e relazioni le apprendiamo in famiglia, anche la competenza relazionale "sapersi riconciliare" è prima di tutto una questione famigliare.
La nostra idea, la nostra percezione, la nostra simpatia o antipatia per la riconciliazione è alla sua radice un'esperienza familiare. Come abbiamo visto, parlare di, praticare la riconciliazione tra mamma e papà, tra i nostri genitori e noi figli e tra noi fratelli segna profondamente il modo profondo con il quale acquisto o non acquisto una mentalità, un linguaggio, un comportamento capace o incapace di riconciliazione.
L'alta percentuale di matrimonio-famiglie falliti fa pensare che sia in atto una grave incapacità di educazione alla riconciliazione. Tra due coniugi che si separano, almeno uno non ha appreso bene la capacità di riconciliarsi.
Riconciliazione implica almeno due persone: il marito si riconcilia con la moglie, il figlio con il padre, il nonno con il nipotino, il fratello con la sorella, e anche e prima di tutto io con me stesso.
Quando la riconciliazione è necessaria? La riconciliazione ha un oggetto molto specifico: azioni cattive, nel senso di azioni che recano danno all'altro. In senso famigliare si tratta di azioni nelle quali l'altro non si ritrova, non si sente capito, non si sente amato ma ferito, umiliato, oppresso, dominato, maltrattato, sminuito, escluso, ecc.. Azioni che richiedono riconciliazione sono azioni spersonalizzanti che non favoriscono la rivelazione e la realizzazione delle persone coinvolte secondo la dignità e la preziosità tipiche di ogni persona umana.
Di questi tipi di azioni personalizzanti la famiglia sarebbe l'esperta per eccellenza. Per questo motivo azioni contrarie feriscono la famiglia nei suoi componenti, in modo del tutto particolare. In concreto, queste azioni "antifamigliari" e "anti persona" sono attuano in "pensieri, parole, opere e omissioni" (nota centralità del confiteor per la costruzione delle relazioni famigliari secondo il dinamismo della celebrazione eucaristica!).
Solo se si riconosce ai propri pensieri, sentimenti, decisioni, sguardi, mimiche, parole, azioni la capacità, il potere di far abitare dentro coniuge, figli, genitori, ecc. nel senso che il figlio si ritrova nel mio sguardo perché sto pensando e sentendo l'amabilità della sua persona in questo momento, solo allora potrò rendermi conto del male che faccio se do origine a pensieri, sentimenti, decisioni, mimiche, sguardi, parole, azioni o omissioni che escludono l'altro perché lo penso male e non lo penso affatto.
Se non ho questa consapevolezza del potere personalizzante e vivificante di essere casa per i miei familiari nelle mie azioni non riuscirò a capire il male che fanno le mie azioni o omissioni nell'altro.
Il marito che racconta solo i fatti della giornata a sua moglie senza comunicarle i sui stati emotivi farà stare male la moglie perché si sente escluso dal mondo emotivo del marito. Non si ritrova nel suo modo lavorativo perché non sente quello che lui ha effettivamente sentito che sarebbe la sua percezione di se della quale la persona che ama ha desiderio di essere partecipe.
Chi sa che attraverso la comunicazione del sentimento (rabbia per datore di lavoro, nervosismo per cliente lento) rende partecipe l'altro del modo con il quale vive la vita causando la gioia della partecipazione alla sua vita nel coniuge quando si dimentica di comunicare in questo modo alla moglie e vedendo la sua faccia delusa o arrabbiata (perché glielo ha spiegato 50 volte) farà una cosa molto precisa: chiedere perdono!
Ecco il segreto della riconciliazione: riconciliazione è l'incontro tra due azioni precise; tra il chiedere perdono e il donare il perdono. Se manca una di queste due azioni non esiste riconciliazione.

E' possibile perdonare?

La motivazione di ogni separazione coniugale si potrebbe riassumere in questa frase: "Me ne ha fatte troppe." E' quanto pensa almeno uno dei due coniugi. Il "troppo" si può riferire sia alle "azioni" sia alle "omissioni", comunque si tratta di azioni realizzate o desiderate. La frase, perciò vuole dire: la percezione del male delle tue azioni supera la percezione del bene della tua persona, perciò non c' è più possibilità di vita in comune.
Spesso (alle volte esiste reale incompatibilità tra le persone) a questa percezione sottosta un'esperienza centrale dell'educazione tradizionale e del vivere famigliare in generale: ciò che faccio è più importante che ciò che sono.
Il mio giudizio su di me si ispira più facilmente e più intensamente sulla presunta o reale bontà o malvagità delle mie azioni che sulla verità, bontà, bellezza, unicità e gioiosità del mio essere come l'amore lo evidenzia nell'innamoramento, nell'amore maturo, nell'intimità coniugale, nei primi anni di vita del figlio o l'esperienza della malattia o della morte di un componente familiare.
Se mi manca la consapevolezza della preziosità del mio essere che supera il male di qualsiasi azione che possa compiere e che è la motivazione profonda per cui mi posso pentire delle mie azioni cattive e riconciliarmi con la mia vita tenderò a giudicare i componenti famigliari in questa luce.
Le azioni cattive del figlio, del genitore, del coniuge e le sensazioni dolorose che mi causano sono più grande della percezione, della memoria che ho del valore, della preziosità dell'essere, della verità, della bontà e unicità delle loro persone. Per questo motivo mi sarà molto difficile o la gravità o la quantità di certe azioni cattive che un famigliare mi potrà aver inflitto.
La mancanza di questa distinzione fondamentale ma sottile tra l'essere della persona e delle sue azioni paralizza molte persone in sensi di colpa o di rancore per l'assolutizzazione di azioni cattiva compiute o subite. Rimane comunque molto difficile raggiungere una maturità tale che predilige l'essere della persona e lo rende motivazione concreta di perdono e di riconciliazione con la solo intelligenza e volontà umane.
Oltre a questa capacità personale di perdono fondata sulla priorità dell'essere della persona che predispone sia a chiedere il perdono sia a donare il perdono credo si richieda un'altra capacità prettamente famigliare purtroppo spesso solo subito e raramente coltivata.
Si tratta di una delle capacità pericoretiche famigliari. "Pericoretico" vuole dire portare in me l'altro così come l'altro si percepisce non solo come io lo percepisco!
Portare in me il coniuge, il figlio, il genitore così come io lo percepisco, lo sento, lo giudico e avere un'idea spontanea come il coniuge, il figlio o il genitore mi percepisce, mi giudica, mi sente ci viene spontaneamente ed esperienza non riflessa dell'essere a immagine della Trinità, nella quale ogni persona porta in se tutt'altra, che appunto si chiama pericoresi trinitaria.
La coltivazione consapevole di questo dinamismo famigliare trinitario implicherebbe che con l'aiuto dell'altro costruisco in me l'immagine di come il coniuge, il genitore, il figlio si percepiscono veramente e che cosa pensano veramente di me stesso. Così si attua in modo intelligente ed amorevole la costruzione coerente della comunione reciproca.
Per poter si chiedere sia donare il perdono questa capacità è di particolare importanza. Il componente famigliare leso o ferito dal mio comportamento sarà disposto a perdonare con tutto il cuore nella misura in cui percepisce attraverso le mie parole, il mio tono di voce, la mia mimica, il mio sguardo e i miei gesti che ho percepito veramente come la mia azione gli ha fatto male. S
e posso dire perché l'altro ha sofferto per una mia parola, una mia azione a prescindere dal fatto che io pensi di aver ragione, l'altro si ritrova in me proprio in quella azione dalla quale l'ho espulso. In questo modo si ristabilisce in modo retroattivo la comunione coniugale, genitoriale o figliale che è stata rotta a causa di quell'azione.
Se il marito è stato presentato davanti al figlio come una persona che non ha voglia di lavorare da parte della moglie non basterà che la moglie gli chiede perdona per le parole dette ma dovrà anche far capire al suo marito che porta in sé il dolore che lei gli ha recato con questa sua affermazione di fronte al loro figlio.
Lo potrà fare nella misura in cui il marito le comunica quanto realmente ha sentito quando lei l'ha umiliato di fronte al figlio ingiustamente.

Chiesa domestica risposta trinitaria alla famiglia desiderosa di riconciliazione.

Le caratteristiche fin'ora elencate della famiglia: la necessità di azioni abitabili e il potere corrispondente di ogni componente famigliari di creare queste azioni personalizzanti, il primato dell'essere della persona sulle azioni, la costruzione di una comunità pericoretica, di un'abitarsi reciproca sempre più oggettivo rivelano ogni famiglia immagine della comunione delle persone trinitarie.
Il dolore che causano le azioni cattive all'armonia famigliare evidenzia quanto la famiglia assomiglia e aspira all'armonia della comunione trinitaria, quanto vorrebbe ritrovarsi l'uno nell'altro in modo piacevole e realizzante (pericoresi famigliare) come il Padre si ritrova in modo beato e realizzante nel Figlio amabile e nello Spirito onnipresente e viceversa (Pericoresi trinitaria).
Su questo sfondo tragico, doloroso e drammatico della nostalgia del ritrovarsi famigliare dell'uno nell'altro rifulge quanto offre la Chiesa domestica, la famiglia costituta in comunione ecclesiale.
La Chiesa offre proprio la partecipazione alla pericoresi trinitaria al loro modo di ritrovarsi l'uno nell'altro. E' questo l'effetto battesimale, cresimale ed eucaristico più proprio della Chiesa domestica: che tutta la famiglia e perciò ogni componente famigliare sia personalmente sia come comunità famigliare partecipano al modo divino con il quale le tre Persone divine realizzano al oro armonia trinitaria, di cui ogni famiglia è immagine, nostalgia e prefigurazione e della quale porta in se il suo dinamismo più proprio.
Quale è la modalità di riconciliazione famigliare che offre la partecipazione alla comunione trinitaria tipica della Chiesa domestica immersa nella vita dell'amabilissimo Padre, del Figlio onnipresente e dello Spirito Santo inventore di ogni famiglia?
Che modello di perdono offre la Trinità dolce e vicina a ogni famiglia e lo rende partecipabile e realizzabile nella Chiesa domestica in quanto profondamente unita alla Chiesa particolare (parrocchiale, conventuale, diocesana, universale)?

Chiesa domestica nata dal perdono di Cristo.

La grande e felice Trinità manifesta il suo modo di riconciliazione nella persona e nella vita di Gesù, attraverso il quale l'affida alla Chiesa.
La modalità con la quale avviene questo dono ineffabile attraverso il quale Trinità è in grado di offrire a ogni famiglia non solo di essere veramente a sua immagine ma di partecipare direttamente al modo di perdonare e i riconciliarsi della stessa Trinità è del tutto speciale e sorprendente: La stessa costituzione della Chiesa, la sua origine è l'azione di perdono che compie Dio nei confronti di ogni persona umana.
La Chiesa nasce dall'azione specifica e storica di Gesù, "essere crocifisso e morire in croce" nella quale tutta la Trinità perdona a ogni persona umana le azione con le quali ha escluso o ferito o offeso Dio in persone o meglio in tre persone.
"La Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo.
Questo inizio e questa crescita sono significati dal sangue e dall'acqua, che uscirono dal costato aperto di Gesù crocifisso (cfr. Gv 19,34), e sono preannunziati dalle parole del Signore circa la sua morte in croce: " Ed io, quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a me " (Gv 12,32).
Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato (cfr. 1 Cor 5,7), viene celebrato sull'altare, si rinnova l'opera della nostra redenzione.
(1)
L'evangelista Giovanni raffigura nel modo più eloquente e sconvolgente il come Cristo attua il perdono e la riconciliazione con ogni essere umano, con ogni famiglia e con l'umanità intera: il soldato colpisce il fianco di Gesù, per verificare se l'uomo è veramente riuscito a  uccidere Dio.
A questa ultimo e totale azione di rifiuto di Dio Gesù risponde con il dono del sangue, la sua vita eucaristica, e dell'acqua dello Spirito la sua vita battesimale che qui prefigurano gli effetti della sua risurrezione della missione del suo Spirito. Così Gesù attira tutti a sé e in sé.
San Pietro specifica meglio come avviene questo scambio mirabile in croce: "Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia;
(2)  
In croce Gesù assume su di sé, ricostruisce in sé in nostri peccati, se ne appropria trovandosi. Come è possibile questa azione di appropriazione senza che noi cene accorgiamo? Gesù in quanto Figlio vive nella vicinanza trinitaria a ognuna delle nostre azioni che sono infinitamente più vicine alla Trinità che non a noi stessi. Per questo motivo Gesù è in grado di decidere che le azioni cattive, che di per sè l'uccidono, siano prese da lui, fatte sue.
Proprio l'esperienza famigliare fa capire che cosè è successo a Dio in relazione alle nostre azioni: Dio non si è più ritrovato nei nostri pensieri, nelle nostre decisioni, nei nostri sentimenti, nei nostri sguardi, nelle nostre parole, nei nostri gesti, nelle nostre azioni e progetti e perciò si rivolge nella persona di Gesù a Israele prima ed in essa a tutta l'umanità e ogni persona dicendo: "Me ne avete fatto troppe!".  
Proprio come fa il marito che si separa dalla moglie perché non riesce più a stare con lei per la sovrabbondanza di azioni cattive nelle quali per lui non c'è spazio.
In croce Dio invita tutta l'umanità al grande processo di divorzio e ci presenta prima le implicazioni della nostra infedeltà nuziale a lui: la sua morte. Ma invece di ripudiarci trasforma proprio l'effetto più proprio della nostra malvagità, la sua morte in manifestazione del suo amore: ti amo da morire.
E invece di separarsi dalla sua umanità infedele si sposa con essa in un modo inaspettato rendendola partecipe della sua stessa vita appunto nel suo sangue e nell'acqua dello Spirito.
Così Dio manifesta in croce quanto ama l'umanità quanto ogni persona divina ama ogni persona umana: da morire. Svela che che lo specifco famigliare di amare ogni componente famigliare per se stesso, per la sua unicità, per la sua insostituibilità, per la sua irripetibilità, per la sua preziosità si radica nel e nasce dal modo di amare delle tre Persone divine che a ogni essere umano non smettono di dire: senza di te non ci possiamo immaginare il cosmo.
L'esistenza di ogni essere umano è il frutto libero e costantemente rinnovato dell'amore infinito che il Padre immenso, il Figlio dolcissimo e lo Spirito Santo grande e forte nutrono per essa.
La Trinità è infinitamente d'accordo sul fatto che ogni persona umana è talmente preziosa da valere la morte di Gesù. Questo è la rivelazione della croce. Questa è la verità dalla quale nasce la Chiesa e della quale vive ogni giorno nell'eucaristia.
La Chiesa domestica partecipe di questa stessa verità ed è chiamata di aggiornare il proprio modo di perdonare e di riconciliare a questo modo divino di perdonarci in quanto Chiesa partecipa già allo stesso modo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo di realizzare il perdono e la riconciliazione.
"Cristo Signore ha effuso l'abbondanza delle sue benedizioni su questo amore dai molteplici aspetti, sgorgato dalla fonte della divina carità [a immagine della pericoresi trinitaria] e strutturato sul modello [Chiesa domestica] della sua unione con la Chiesa [pericoresi ecclesiale].
Infatti, come un tempo Dio ha preso l'iniziativa di un'alleanza di amore e fedeltà con il suo popolo cosi ora il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per essa così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione.
L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino [pericoresi coniugale partecipe della pericoresi trinitaria] ed è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dalla azione salvifica della Chiesa, perché i coniugi in maniera efficace siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nello svolgimento della sublime missione di padre e madre.
(3)
L'amore coniugale e famigliare partecipa grazie al sacramento del battesimo e delle nozze allo stesso amore trinitario che implica il perdonarsi di tutte le azioni cattive nessuna esclusa.
Ma come Gesù pur avendo preso su di se già tutti i peccati di tutti gli uomini e donne, aspetta che ogni persona scelga liberamente nel battesimo a entrare nella sua umanità redenta, cioè riconciliarsi effettivamente cosi anche i coniugi, genitori, figli hanno bisogno di imparare a chiedersi, donarsi reciprocamente il perdono per poter attuare una reale riconciliazione famigliare.

La confessione sacramentale come fonte della riconciliazione famigliare

1420 "Attraverso i sacramenti dell'iniziazione cristiana, l'uomo riceve la vita nuova di Cristo. Ora, questa vita, noi la portiamo "in vasi di creta" ( 2Cor 4,7 ). Adesso è ancora "nascosta con Cristo in Dio" ( Col 3,3 ). Noi siamo ancora nella "nostra abitazione sulla terra" ( 2Cor 5,1 ), sottomessa alla sofferenza, alla malattia e alla morte. Questa vita nuova di figlio di Dio può essere indebolita e persino perduta a causa del peccato.
(4)
La nostra debolezza e reale cattiveria umana ci impedisce un'armonia continua con noi Dio, con noi stessi e con i nostri famigliari. Cosciente di questo Cristo affida ai suoi apostoli appena risorto con tutta la sua energia gloriosa e trasfigurante l'ufficio della riconciliazione affinché lui posa agire in modo personale nella sua Chiesa per liberare ogni persona umana dalle colpe commesse dopo il battesimo: "20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".
(5)
Con queste parole completa Gesù quanto aveva già detto a Pietro: 1444 Rendendo gli Apostoli partecipi del suo proprio potere di perdonare i peccati, il Signore dà loro anche l'autorità di riconciliare i peccatori con la Chiesa.
Tale dimensione ecclesiale del loro ministero trova la sua più chiara espressione nella solenne parola di Cristo a Simon Pietro: "A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" ( Mt 16,19 ). Questo "incarico di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro, risulta essere stato pure concesso al collegio degli Apostoli, unito col suo capo" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 22].
1445 Le parole legare e sciogliere significano: colui che voi escluderete dalla vostra comunione, sarà escluso dalla comunione con Dio; colui che voi accoglierete di nuovo nella vostra comunione, Dio lo accoglierà anche nella sua. La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio.
(6)
Per questi motivi si può sperimentare come la Chiesa domestica offre la piena realizzazione alla vita famiglia grazie alla sua unione con la Chiesa universale che attraverso il ministero di Pietro, dei vescovi e dei presbiteri liberano la Chiesa domestica dalla azioni che impediscono la loro realizzazione.
Di fatto è la Chiesa universale che agisce attraverso il presbitero in quanto unito al vescovo e al successore di Pietro come liberatrice della Chiesa domestica da tutti i pensieri, decisioni, sentimenti, sguardi, mimiche, gesti, parole, azioni e omissioni che hanno ferito le persone che compongono la famiglia e l'armonia e unità famigliare.
Questa liberazione avviene proprio nella celebrazione del sacramento della riconciliazione. In questa luce la confessione sacramentale si rivela azione fondamentale per ogni componente famigliare per la costruzione consapevole e felice della Chiesa domestica.
Nella confessione faccio esperienza di quanto la mia persona e le mie azioni sono preziose per Cristo. Imparo dal suo modo di trattarmi che le mie azioni possono uccidere l'altro e ciò nonostante sono perdonabili. L'esperienza della liberazione dai propri peccati predispone in modo potente a perdonare i peccati dei propri famigliari e a chiedere perdono a loro per i propri peccati.
Sarebbe bellissimo se si imparasse una modalità sia coniugale che famigliare per partecipare alla riconciliazione sacramentale di ogni membro della famiglia come una festa di riconciliazione nella quale tutta la famiglia è coinvolta e della quale tutta la famiglia riceve promozione e felicità.

Per la riflessione:

Come vivo la riconciliazione in famiglia? Quali sono le mie difficoltà? Quali sono i motivi e le modalità con le quali chiedo il perdono e dono il perdono? Quali sono le modalità di riconciliazione tra me e il mio coniuge, tra me e i nostri figli, tra me e i miei genitori?

Come mi immagino quanto Gesù ha fatto in croce? Come spiegherei la redenzione che Dio ha realizzato in Gesù?

Quale è la mia storia con il sacramento della confessione? Che idea ho attualmente della confessione? In che modo potrei fare pubblicità per la confessione a me stesso/a?

lain
 

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