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Famiglia: aspetti sociali, ecclesiali e psicopedagogici.

Scuola di Formazione alla Famiglia > 2° Corso 2014 > Relazioni
FAMIGLIA: ASPETTI SOCIALI, ECCLESIALI E PISICOTERAPEUTICI

La famiglia non è né può essere un affare privato. 
I problemi richiedono l’impegno comune di uomini e donne di buona volontà impegnati in ogni settore: politico, economico, educativo. Soprattutto la formazione spirituale e culturale esige un decisivo salto di qualità. Serve un incessante esercizio di responsabilità. 
“La famiglia possiamo definirla l’architrave portante di ogni realistico futuro”.
Indebolire la famiglia, peggio destabilizzarla, significa destabilizzare la persona, indebolire la società. La famiglia stessa,infatti, è “il grembo della vita, la palestra originale e primordiale dell’educazione, è la scuola delle buone relazioni e quindi è incomparabile e fondamentale per la persona che riceve la vita attraverso l’amore fecondo di un papà e di una mamma”. 
È necessario che dal punto di vista culturale, sociale e politico, non ci sia alcun indebolimento dell’istituto familiare, invece le politiche sociali sono ancora insufficienti o inattuate. Una società che non investe sulla famiglia, non investe sul suo futuro e si limita, come spesso dobbiamo constatare, ad affrontare emergenze e allocare risorse senza un chiaro progetto.
È necessario quindi promuovere e sostenere pubblicamente la famiglia, farle ritrovare autostima, riconoscere che c’è un’equazione tra bene della famiglia e bene comune, tra tenuta della famiglia e sviluppo. È un passaggio culturale necessario, in una fase in cui sta emergendo sempre più chiaramente come vi sia una connessione tra la condizione dei legami familiari e la situazione economica. 
La famiglia e il luogo nel quale si generano in continuazione nuove energie come risposta ai problemi. La sua generatività, in questo senso, non è solo biologica. Pensiamo alle situazioni tipiche della crisi: quando avviene lo “scarico a terra” dei problemi, tutto ricade sulla famiglia. 
Quando si perde il lavoro. 
Quando viene meno anche il pilastro della casa. 
Quando si devono tagliare le spese essenziali per i figli o la loro educazione. 
Tutto converge qui, ma tutto qui viene ammortizzato, elaborato, e trasformato in risposta. La famiglia in questo senso è un soggetto straordinario, che andrebbe riconosciuto maggiormente e rispettato.
Buona parte della drammatica recessione che stiamo vivendo ha una radice nel mancato sostegno decennale alla famiglia, caduto nella denatalità, “siamo un paese anziano e a bassa produttività, abbiamo un violento squilibrio generazionale. Ci troviamo di fronte a una serie di paradossi: sul mercato del lavoro mancano all’appello circa 3 milioni di giovani tra i 20 e i 39 anni, sostituiti solo in parte da 1,5 milioni di immigrati. Ma l’immigrazione non governata è stata solo una scorciatoia che ha portato nel nostro paese “manovalanza a basso salario”, mentre i nostri giovani più qualificati prendono sempre più numerosi la strada delle capitali estere. 
Questo fa mancare energie e provoca discontinuità al ribasso del prodotto potenziale. Tutto ciò preoccupa perché gli investimenti fissi sono calati del 30% ma ancor più preoccupante è che il prodotto potenziale sia sceso del 20%. Gli investimenti possono anche tornare a crescere velocemente, ma il prodotto potenziale una volta distrutto è perso”. È come se in una fabbrica si dismettessero le catene di montaggio, magari poi arriveranno anche maggiori commesse, ma ormai l’impianto è depotenziato, più di tanto non potrà produrre. Occorre allora riorganizzare il sistema fiscale prevedendo magari a stabilizzatori automatici per rendere meno volatili e incerti i redditi delle famiglie, potenziare i part-time, facilitare la conciliazione vita-lavoro, agevolare l’assistenza a bambini e anziani.
Laddove queste tutele sono state attivate -come in Germania, peraltro patria del rigore- i risultati sono stati positivi per tutti e l’investimento si è ripagato da solo. Da noi, invece, le famiglie restano drammaticamente abbandonate a se stesse. L’Italia è il paese che in termini di politiche pubbliche ha fatto meno per la famiglia in quanto tale, invece è importante mettere la famiglia naturale al centro, lavorare per aiutare le famiglie in formazione, sostenere quelle già formate, non abbandonare quelle in difficoltà. 
È importante farle ritrovare autostima, esaltarla non solo come ambito di affetti, ma anche come luogo di unione nella diversità, dove si costruiscono pezzetti di futuro e si delineano prospettive che ricadono positivamente su tutta la società. C’è un’equazione evidente tra bene della famiglia in quanto tale e bene comune. Tutta la società se ne deve rendere conto. La famiglia è un bene comune irrinunciabile per avviare quella rifondazione del capitale umano di cui la società ha urgenza assoluta. Accanto alle richieste di interventi a favore della famiglia rivolte alla politica dal mondo dell’associazionismo, c’è una strada parallela da percorrere, altrettanto importante. 
Quella di accompagnare le famiglie stesse lungo quel percorso di consapevolezza che si traduce in un nuovo patto educativo, in una rinnovata presa di coscienza del ruolo che ogni nucleo familiare può e deve assumere nella società. Soltanto dalla famiglia si potranno trarre delle risorse necessarie a ricostruire un ethos pubblico condiviso. Soltanto in famiglia si può insegnare che una società deve essere costruita nel rispetto del primato delle competenze, superando quel familismo amorale che si nutre di raccomandazioni, privilegi, intrecci poco limpidi. Non possiamo innalzare un nuovo edificio, se le fondamenta etiche non ci assicurano una tenuta davvero solida.
Occorre sviluppare percorsi vincenti per costruire un paese migliore per tutti a partire dalla famiglia. Nessuna società può crescere, può distribuire benessere in modo equo, condiviso, allargato, può chinarsi sui bisogni degli ultimi, se le famiglie per prime non crescono, se per prime non educano al senso di giustizia e solidarietà, se per prime non sanno trasformarsi in ponte tra le generazioni. Se nelle famiglie non si coltivano memoria e futuro, se non si alimentano speranze fondate, se i genitori non riescono più ad essere testimoni di vita buona e di principi capaci di umanizzare il cuore, dobbiamo prepararci a una società sempre più disgregata, più manipolabile, meno vivibile per tutti. 
Per contro esiste nel nostro paese una larga base di comunità, di associazioni, di movimenti, ma anche di singole famiglie che hanno deciso di alzare la voce, di affermare con rispetto ma anche con tanta determinazione le loro buone ragioni. Possiamo tradurle in uno slogan semplice ma ricco di prospettive: “Se cresce la famiglia cresce il Paese”. La famiglia è una risorsa da cui partire.
La famiglia, con tutta la sua complessità, rappresenta un’emergenza assoluta che deve concretizzarsi nell’osare, darsi da fare da parte di tutti. Chiesa compresa. Anche la Chiesa, pur avendo aiutato in questi momenti drammatici lavoratori e famiglie in difficoltà, viene fortemente spinta dalla precarietà delle famiglie e dei giovani a intuire opportunità di cambiamento nel suo modo di proporsi. “Come fa chi è garantito a parlare a chi è precario?” 
Questo doloroso aspetto sociale costringe noi cristiani a essere più autentici, ad essere più sobri. Lo scorso ottobre lo stesso papa Francesco, nel Sinodo straordinario dei vescovi, chiede alla Chiesa intera di assumere un atteggiamento di uscita, di essere una Chiesa sempre più capace di interrompere la difficoltà dell’incontro.
Chiede di guardare lla famiglia come a una grande ricchezza sociale: “È la prima scuola di umanità, dove nessuno viene messo da parte.”. La cultura dell’incontro e del dialogo, l’apertura alla solidarietà e alla trascendenza hanno nella famiglia la loro origine.
La Chiesa è stata fortemente sollecitata a ripensare ad una pastorale non più a compartimenti stagni ma ad una pastorale in cui la famiglia diventa l’elemento trainante. 
Quando l’insegnamento della Chiesa riesce a mettere in luce, con un linguaggio comprensibile, una visione globale del matrimonio e della famiglia nella sua genuina bellezza, secondo la fede cristiana, si aprono strade insperate. In altri casi invece quando l’ascolto e l’accoglienza risultano difficili, spesso assistiamo ad un contrasto crescente tra i valori proposti dalla Chiesa e la situazione culturale dominante. 
I motivi di questo divario sono tanti: le nuove e invasive tecnologie, l’influenza dei mass-media, la cultura edonista, il relativismo, il materialismo, l’individualismo, il crescente secolarismo.
Prevale la cultura dell’usa e getta, la “società liquida”, la cultura dello scarto. Tutto questo può essere contrastato con una rinnovata catechesi sia in famiglia, in cui i genitori conservano il loro ruolo insostituibile, sia nelle comunità con nuove dinamiche di accompagnamento per quanto riguarda la preparazione al matrimonio. Soprattutto nei giovani, nonostante tutto, si intravede “una nuova primavera per la famiglia”.
Questo sorprendente desiderio di famiglia in una società sempre più frammentata e precarizzata è un segno dei tempi che domanda con una certa urgenza di essere colto come “occasione pastorale”. Una famiglia evangelizzata è un prezioso agente di evangelizzazione, soprattutto perché irradia la meraviglia che Dio ha operato in essa. 
Papa Francesco ha chiesto all’assemblea sinodale di essere capace di ascolto, di condivisione fraterna e di avere sempre fisso lo sguardo sul Crocifisso. 
Credo che questo pressante invito lo abbia rivolto ad ogni uomo e ad ogni donna di buona volontà che ha a cuore la famiglia e la percepisce come elemento portante della vita della Chiesa e della società, perché solo lavorando in favore della famiglia si può rinnovare il tessuto della comunità ecclesiale e della stessa società civile. Questo appello abbraccia in modo particolare i laici che con responsabilità ed una presenza qualificata si adoperano per il rinnovamento e la crescita della Chiesa, nella vita pubblica e anche nei mezzi di comunicazione. 
Dipende anche da questi uomini e da queste donne – sostiene Papa Francesco – il far sì che si possa sempre sentire una voce di verità sui problemi del momento e si possa percepire la Chiesa come alleata straordinaria dell’uomo, al servizio della sua dignità, luogo dell’incontro dove ciascuno è chiamato a costruire una società giusta ed umana nella quale nessuno si senta escluso o emarginato.

Doppio Giuseppina e Francesco Arras



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