L'immagine di Dio, di me stesso/a.... - cpfconsultoriosassari.it

Vai ai contenuti

L'immagine di Dio, di me stesso/a....

Conversazioni 2006/2007

 

Approfondimenti di alcune premesse per la concezione cristiana del matrimonio:
L'immagine di Dio, di me stesso/a, del Matrimonio e della terza età


Siccome diverse persone hanno manifestato alcune perplessità benevoli su aspetti della vita sponsale affrontati negli incontri precedenti tento di chiarire meglio alcuni concetti che mi sembrano centrali per cogliere la meraviglia di cui stiamo parlando.
Spesso la comunicazione si fa difficile a causa di diverse concezioni o immagini di vita degli interlocutori causati da storie, educazioni, sensibilità e punti di vista diversi. Rendersene conto e comunicarsi le diversità si manifesterà come arricchimento reciproco. Ciò che in un primo momento può essere percepito come barriera si trasforma in ponte e può diventare persino casa comune.
La ricchezza dell'essere richiede che di tutto sviluppiamo immagini o rappresentazioni per poter entrare in relazione con essa. Saranno sempre immagini parziali. Mai cogliamo con un'idea tutta la ricchezza di una cosa. Prendiamo l'esempio di un libro visto da diversi lati da persone diverse: ognuna lo vede diverso, ognuna ha un'immagine diversa dello stesso libro.
Non sono immagini contrarie ma complementari. Solo comunicandosi le proprie immagini del libro riusciamo a vederlo come è veramente, e ancora la nostra idea pur essendo comunitaria rimane ancora parziale.
Ma già emerge quanto sia importante che ognuno abbia un'immagine parziale del libro per poi poter arricchire gli altri di questo aspetto del libro che conosce solo lui. Allo stesso momento emerge l'urgenza della comunicazione con gli atri in favore della verità di questo libro.
Ma solo Dio ha la vera immagine e idea del libro. Lo vede in tutti i suoi dettagli e componenti! Perciò la costruzione sempre più vera di qualsiasi immagine della realtà richiede un lavoro comunitario e la rivelazione di Dio per poter sapere come l'altro e Dio in persona vede questo determinato aspetto della realtà colta da me in modo parziale.
In questa luce la diversità delle idee diventa necessaria per poter capire meglio il reale. Perché allora sono spesso fonte di lite e di controverse?
Spesso confondiamo la nostra idea di una cosa con la cosa stessa. Lo fa l'adolescente come l'anziano. L'adolescente si attacca a un'immagine della vita perché la vita gli appare ancora troppo misteriosa e poco affidabile perciò preferisce affidarsi a una certa idea di essa perché le offre un certo senso di sicurezza e di dominio sulla vita.
La persona anziana ha vissuto tutta la vita con una certa idea della vita. Un'immagine diversa di essa metterebbe in discussione tutta la sua vita, perciò è restio ad aprirsi a una nuova visione di qualcosa che ha sempre vissuto in modo diverso.  
Sia l'adolescente, sia l'anziano, ma quasi ogni persona tende ad assolutizzare la propria visione o immagine delle cose, per motivi di sicurezza sentimentale.
Dirsi "la mia immagine della vita è solo parziale ho bisogno di capire ancora tante cose della vita" sarebbe un'ottima decisione per liberarsi dal condizionamento di un'idea troppo ristretta della vita. Allo stesso momento implica un atto di fiducia nella vita come tale dalla quale non mi devo difendere con idee troppo fisse ma della quale posso sempre meglio gioire se voglio le mie immagini di essa aperte e flessibili.
Le seguenti riflessioni vogliono dare un piccolo contributo per favorire questa apertura verso il diverso in me e intorno me inteso come arricchimento della mia vita.

L'immagine di Dio

Parlando delle nozze in luce cristiana inevitabilmente bisogna parlare di Dio. Anzi sulla concezione che una coppia o un coniuge ha di Dio si giocherà tutta l'impostazione della vita personale e della coppia.
E' proprio uno degli aspetti più grandi della sacramentalità del matrimonio. Essendo ognuno dei due coniugi chiamato a essere immagine di Dio l'uno per l'altro la condivisione su come ognuno pensa Dio li fa avvicinare all'attuazione di un valore centrale delle nozze cristiane.
Possiamo dire che attraverso il sacramento Gesù affida in un modo ineffabile anche l'immagine di Dio che ogni coniuge porta in sé all'altro coniuge affinché la condividesse, custodisca, amasse, purificasse e aggiornasse a Gesù.
Notiamo che ognuno di noi ha un'immagine diversa di Dio.
E' fondamentale per il mio rapporto con Dio prendere atto di questa verità sconvolgente: posso formare in me l'immagine di Dio che voglio o comunque se non lo voglio consapevolmente lo farò inconsapevolmente attraverso ciò che sento dire di Dio o altre percezioni al suo riguardo causate dalle esperienze più diverse della vita. Inconsapevolmente tutto ciò che riguarda la mia vita relaziono a Dio perché la mia anima riconosce in lui l'autore della vita.
Vediamo prima l'aspetto positivo di questa esperienza. Dio si fida così tanto di me da affidarmi il modo con il quale lo voglio pensare, volere, ricordare e sentire. E' un atto di straordinario amore tipicamente divino. Niente vuole fare da solo, sempre vuole coinvolgere l'amico, lo sposo uomo in ciò che è suo e in ciò che fa.
Questo amore di coinvolgimento arriva fino al punto di far collaborare l'uomo all'immagine che lui porta di Dio in se stesso. Ci lascia la libertà di pensarlo come vogliamo!
Come si affida nell'incarnazione in modo incondizionato alle mani di Maria e nell'eucaristia nel suo corpo tutto intero alle nostre mani così si affida nel battesimo nel suo Spirito alla nostra intelligenza, alla nostra volontà e ai nostri sentimenti davvero inerme come un bambino. Siamo noi a decidere che immagine sviluppiamo di lui dentro di noi!
Se vedessimo un attimo quanto desidera che lo riconoscessimo come è veramente potremmo meglio cogliere che atto davvero infinto d'amore significa per Dio offrirsi in balia alla nostra mente spesso ottusa, alla nostra volontà poco amorevole e alla nostra sensibilità superficiale.
Possiamo intuire le conseguenze esistenziali per la nostra vita se pensiamo, vogliamo o sentiamo Dio completamente diverso da come è in verità.
In questo contesto rifulge la centralità della Sacra Scrittura e della Chiesa attraverso le quali si manifesta la vera immagine di Dio: GESU'. Nella sua parola rivela come è veramente e nella sua Chiesa manifesta come agisce su di noi.
Si tratta di impostare un piccolo progetto di liberazione e di aggiornamento della mia immagine di Dio che di solito porto in me.
Il primo passo sarebbe riconoscere che l'immagine che ho di Dio attualmente in me non sia un'immagine obbligatoria di Dio. Posso modificarla. Posso sopprimere aspetti che non corrispondono a Dio come si rivela in Gesù. Posso arricchirla di nuovi aspetti che fino ad ora mi sono sfuggiti o che non ho tenuto abbastanza in considerazione.
La coppia sarebbe un luogo privilegiato dove si potrebbe svolgere questa raccolta degli aspetti della mia immagine di Dio. Scriverli su un foglio può essere molto utile, perché ciò che vedo davanti a me su un foglio è più riconoscibile di quanto porto solo dentro di me. Poi in un secondo momento l'uno potrebbe affidare all'altro la propria immagine di Dio con le sue singole caratteristiche.
Un secondo passo potrebbe essere la verifica da dove ho preso queste caratteristiche che compongono la mia immagine di Dio. Questo gioco implica una visita alla mia storia alla luce di Dio.
In quali occasioni la mia immagine di Dio si è formata, di che cosa è stata arricchita, da che cosa è stata cambiata. In che modo hanno influito persone, eventi, azioni, circostanze, libri, celebrazioni, gioie o delusioni sulla mia idea di Dio.
In questo contesto potrei pormi anche la domanda fatidica: mi sono mai accorto che sto sviluppando una certa immagine di Dio?
Mi è semplicemente venuta una certa idea di Dio? L'ho subita? L'ho cercata?  L'ho ricevuta in eredità? L'ho modellata secondo una persona che mi ha colpito in modo particolare? L'ho rifiutata perché mi generava disagio, smarrimento, senso di colpa, disgusto?  E' legata a certe atmosfere, a momenti speciali della mia vita o a certe persone e perciò dipende da essi?
Anche questi aspetti possono essere condivisi in coppia e contribuiscono sicuramente molto a conoscersi meglio e ad affidarsi l'uno all'altro in un modo più intimo.
Il terzo passo è l'aggiornamento costante e dinamico dell'immagine di Dio a come Dio è veramente. Porto alcuni esempi in che modo potrebbe avvenire questa vivificazione dell'immagine di Dio in noi.
Dio è creatore. Prendere sul serio questa affermazione ha un'infinità di implicazioni per come vedo Dio. Vuol dire che l'universo è fatto da lui. E vuol dire anche che Lui è molto più grande dell'universo.
A questo punto conviene immaginarsi le conoscenze scientifiche che abbiamo dell'universo e fare "oh", cioè stupirsi, e trasferire questo "oh" a chi l'ha inventato per farlo diventare un "ohhhhhhhh" che non finisce più. Con un'altra parola: se ci stupisce la grandezza dell'universo tanto più ci può stupire la grandezza di chi ne è ideatore e produttore.
Perciò lo stupore profondo e costante sarà ingrediente essenziale della mia immagine di Dio. Quando mi immagino Dio o parlo di o con Dio senza stupore posso essere certo che mi sfugge qualcosa d'essenziale di lui.
In questo modo faccio già esperienza della mia capacità di aggiornare la mia immagine di Dio al suo vero essere. Richiede coerenza interiore e la decisione di prendersi il tempo a pensare Dio!
Posso sedermi nella mia poltrona sfogliare un libro sull'universo è immaginarmi la grandezza di Dio o contemplare direttamente il cielo stellato e di nuovo cercare di percepire quanto Dio è più grande di ciò che vedo.
Questi sono fondamentali atti di fede che contribuiscono molto alla formazione della mia immagine di Dio e attuano e fanno crescere la mia relazione con lui.
Scorgendo tutta l'armonia che regola l'universo o anche una cellula umana non potrò non immaginarmi Dio armonioso senza limiti e ineffabilmente intelligente, innamoratissimo dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo.
La mia immagine di Dio deve essere aperta al fatto che Dio ha creato tutto ciò che è e contiene l'universo! La gioia e l'ammirazione che provo di fronte alle galassie stellari o alla geniale complessità di una cellula posso trasferire direttamente in Dio e applicare a Lui.
Una caratteristica essenziale di Dio è la sua onnipresenza. E' ovunque altrimenti non sarebbe Dio. Quanto ho integrato questa verità strepitosa nel mio concetto di Dio?
Lo immagino presente quando lo penso, quando ne parlo o quando parlo con lui? Questo è senz'altro uno degli esercizi più belli d'aggiornamento della nostra immagine di Dio: immaginarsi la sua presenza, farsi avvolgere dal suo essere, abbandonarsi al suo essere presente, stupirsi del suo essere ovunque.
Possiamo arricchire l'immagine di Dio all'infinito.
E' lui l'origine di ogni vita. La mia immagine di Dio ha integrato la bellezza dei fiori, il loro profumi, la varietà degli animali, il canto degli uccelli, la forza del leone e della tigre, la ricchezza dell'uomo e della donna in tutti i suoi dettagli?
Ciò che provo di positivo di fronte a un fiore, a un animale, a una persona umana in Dio si trova moltiplicato all'infinito. Perciò ogni essere dal più piccolo al più grande mi rivela qualcosa di Dio!
Come creatore dell'uomo svela particolarissima intimità con l'uomo. Tutto di me è opera sua. Che cosa implica questa verità per la concezione che ho di lui nei miei confronti?
Questa domanda è fondamentale per il mio rapporto con Dio, con me stesso e con il mio coniuge. Qui molto di noi arretriamo e sospendiamo l'approfondimento. Perciò cerco di mettere particolare accento sul fatto che Dio mi ha creato personalmente.
Cogliendo Dio come colui che personalmente e unicamente crea la mia persona così come sono adesso mi si manifesta in un modo del tutto particolare. E' lui che serba in se stesso il segreto della mia persona in tutti i suoi aspetti. E l'unica persona che mi conosce fino in fondo nel senso più letterale della parola. E' lui l'unico che mi vuole così come sono nel senso più incondizionato possibile.
Dio è l'ideatore, l'inventore e il realizzatore delle mie ossa, dei miei muscoli, delle mie cellule, dei miei sensi, dei miei organi, delle mie parti intime e della mia pelle. Così solo grazie a lui ho un'anima e questa anima. Perché lui l'ha voluto posseggo una memoria, un'intelligenza, una volontà e sentimenti, anzi questa memoria, questa intelligenza, questa volontà e questi sentimenti.
A questo punto consiglio una visita immaginaria al mio corpo e alla mia anima per poter dire a Dio e a se stesso: il mio sangue l'hai inventato tu, il mio stomaco è opera tua ecc. e dovrebbe scattare un minimo di commozione e di riconoscenza di fronte a questa intimità di rapporto, di interesse totale di Dio nei miei confronti.
Da  queste considerazioni nasce la consapevolezza che Dio è molto più familiare con tutto il mio corpo e tutta la mia anima fino nei suoi minimi dettagli di quanto io o qualsiasi altra persona potrà mai essere familiare con me stesso.
Scopro Dio in me più a casa sua di quanto io possa mai diventare casa mia. Sono più suo che mio! Perciò Agostino può pronunciare quella frase mirabile: Dio è più vicino a noi stessi di quanto noi siamo vicini a noi stessi.
A questo punto abbiamo già fatto un ottimo aggiornamento dell'immagine di Dio. Comunque ci manca ancora il più bello: Gesù e lo Spirito Santo.
In Gesù Dio fa vedere ciò che abbiamo accennato appena. Quanto l'uomo nella sua integrità gli stia al cuore. Lo considera un altro se stesso, tanto da farsi uomo lui stesso. Con l'incarnazione fa vedere come celebra come ama il corpo e l'anima di ogni persona umana … tanto da voler avere anche lui un corpo e un'anima per sempre.
Fattosi uomo con nome Gesù Dio realizza il suo più grande desiderio in rapporto all'uomo manifestargli la sua verità e il suo amore! Infatti sfogliando le pagine del vangelo possiamo verificare l'attuazione di questo desiderio divino.
Gesù manifesta il suo amore per l'anima umana liberando dall'ignoranza con la sua parola e dal male con l'esorcismo e il perdono. Altrettanto celebra il suo amore per il corpo umano: fa camminare il paralitico, restituisce la vista al cieco, l'udito al sordo, la parola al muto e per rendere manifesta al massimo il suo amore per la vita umana risuscita morti.
La vita pubblica di Gesù è un inno alla persona umana come unità di anima e corpo, la sua vita nascosta a Nazaret è la celebrazione della nostra vita quotidiana, la sua passione, morte e risurrezione sono la rivelazione del coinvolgimento totale nella nostra vita. In croce fa suo il nostro male, nella risurrezione trasfigura in modo definitivo il nostro essere.
E' ormai difficile avere un'immagine di Dio che non coincida con l'Amore infinito.
Che si doni a ciascuno in modo personalissimo nella sua Chiesa completa in modo indicibile questa manifestazione divina d'amore.
Cosa vuol dire per la mia immagine di Dio sapere che abita felicemente e amorevolmente tutta la mia persona, anima e corpo?   

Riflessioni:

Posso descrivere i tratti principali attuali della mia immagine di Dio?
Come mi aiuta lo sguardo sulla natura per capire meglio Dio?

Quali esperienze d'amore mi hanno avvicinato Dio?

Come influisce la lettura della Sacra Scrittura sull'idea che ho di Dio?
La figura di Gesù e lo Spirito santo arricchiscono la mia concezione di Dio?

Altre fonti per arricchire ciò che porto di Dio dentro di me?





Oggi é e sono le ore - Aggiornato il 23/04/2024

: cpf.consultorio@tiscali.it

Torna ai contenuti