Lamentarsi e arrabbiarsi in Cristo
Lamentarsi e arrabbiarsi in Cristo
Lamento
Uno degli atteggiamenti più diffusi nella nostra società e Chiesa - con le espressioni verbali corrispondenti - è il lamento.
Per molte persone, tra di loro anche molti assidui frequentatori di Chiesa, il lamento quotidiano ha un valore molto centrale ed è un'attività spesso quasi continua. Tale atteggiamento e modo di parlare rivelano che una persona è più colpita dagli aspetti negativi della sua vita che da quelli positivi. E di conseguenza ne coltiva in modo particolare il ricordo portandoli nel proprio cuore, nella propria mente e sulle proprie labbra.
Nella vita di coppia e di famiglia una persona di questo tipo contribuisce molto a rendere la vita pesante al coniuge o ai propri figli.
Un marito che si sveglia brontolando sul fatto del doversi alzare, del dover andare a lavoro non favorisce certo l'adesione della moglie alla giornata nascente.
Una moglie che a tavola fa volentieri l'elenco di ciò che il marito non ha ancora fatto per lei renderà difficile un'apertura gioiosa del marito verso di lei.
Figli che sentono i genitori lamentarsi sempre della politica, del lavoro, della Chiesa con grande probabilità almeno in un primo momento non potranno sviluppare un buon concetto della politica, del lavoro e della Chiesa.
Il lamento coltivato come modalità principale di percezione del quotidiano e d'espressione verbale influisce molto sull'ambiente e rosicchia la positività in chi sta accanto a un "lamentista".
Ciò che accomuna tutte queste descrizioni della persona lamentosa è la preferenza che viene accordata al male nella sua vita a scapito del bene ugualmente presente ma poco considerato, voluto e sentito. Presenta ciò che è negativo nella sua vita con più intensità a se stesso di quanto non lo faccia in relazione al bene, al quale dà meno risonanza, nei suoi giudizi, nel suo volere, nella sua fantasia e nei suoi sentimenti.
In quanto coniuge è chiamato a rendere presente l'atteggiamento e le parole benedicenti di Dio incarnato in Gesù nella vita della coppia, della famiglia, della Chiesa e della società. Perciò si trova in forte contrasto con la sua vocazione più intima. Che sia scontento di se stesso è la conseguenza logica.
I salmi offrono una modalità diversa di lamentarsi.
Attraverso la preghiera dei salmi noi veniamo resi partecipi di questo nuovo modo di esprimere il proprio scontento di fronte alla vita e nella vita. È il modo di lamentarsi di Gesù.
In tante occasioni della sua vita si è lamentato e continua a lamentarsi da Risorto nelle persone battezzate, immerse nella sua vita. La parola di Dio lascia tanto spazio al lamento umano. Un libro della Bibbia è persino tutto intero dedicato al lamento del popolo d'Israele e si intitola, appunto, il Libro delle Lamentazioni.
Il lamento porta nella parola una sofferenza, qualsiasi sofferenza. E' testimone del fatto che l'essere umano mai starà in pace con il male. Il male farà sempre male e non ci doveva essere. Il male è un intruso nella creazione di Dio. Non era previsto in principio.
Chi si lamenta in fondo in fondo esprime questa verità misteriosa.
"Tu, male, non ci dovresti essere qui a darmi noia. Io non ti voglio. Ti rifiuto. Tu mi fai, appunto, male."
Ma al male è stato permesso d'entrare nella creazione perché Dio e la vita sono più grandi di qualsiasi male. Spesso il lamento non ne tiene conto. I salmi, vale a dire Gesù, sempre ne tengono conto.
Questa è la specialità dei salmi, il tenore di fondo delle sue lamentale: sono lamentele contestualizzate dalla presenza di Dio stesso, dalla sua partecipazione e dal suo essere sempre più grande di qualsiasi male.
14)- Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello, come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.
15)- Ma essi godono della mia caduta, si radunano, si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso. Mi dilaniano senza posa,
16)- mi mettono alla prova, scherno su scherno, contro di me digrignano i denti.
17)- Fino a quando, Signore, starai a guardare? Libera la mia vita dalla loro violenza, dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18)- Ti loderò nella grande assemblea, ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso. (Sal 34, 14 - 18)
Gesù dice bene ciò che gli fa male e come gli fa male e perché gli fa male. Ma non lo dice semplicemente a se stesso ma al Padre.
Ogni lamento del salmo è illuminato e permeato dalla sua relazione con Dio.
In Cristo ogni lamento ha trovato la bocca e il cuore che gli fa da casa. Gesù nella sua passione fa suo ogni male e perciò ogni lamento corrispondente.
Chi dalla croce in poi si lamenta esprime un lamento che prima si è già trovato nella bocca, nella carne, nell'anima e nella vita divina di Gesù. Non abbiamo il diritto di privare i nostri lamenti di questa condizione redenta perché in quanto creato da Dio in persona in Cristo è realtà verissima come l'aria, come la pietra come il nostro spirito.
I coniugi sono particolarmente inviati uno verso l'altro per favorire in loro questa consapevolezza. Perciò sono invitati ad imparare questo concezione del lamento cristiano.
Ogni coniuge è al coniuge memoria del loro male personale, di coppia e di famiglia redento in Cristo. Possono imparare a trovare i salmi adatti per poter esprimere le loro lamentale a Cristo e in Cristo.
Come ci fanno vedere i versetti 17 e 18 del salmo 34 il lamento è strettamente unito alla lode di Dio. Non esiste un male così grande da dover smettere di lodare Dio.
Oppure dal salmo 70: "Contro di me parlano i miei nemici, … Io, invece, non cesso di sperare, moltiplicherò le tue lodi!" Se un male mi sembra poter togliere a Dio l'incondizionato diritto d'essere lodato posso essere certo di idolatrare questo male, vale a dire gli conferisco più importanza di quanto ha realmente, cioè sempre meno di Dio!
Perciò ogni lamentela nella coppia si può trasformare in preghiera di lamentela e ogni preghiera di lamentela può concludersi in lode. I coniugi potrebbero decidere di volersi aiutare reciprocamente a imparare a pregare le loro lamentele con grande delicatezza.
Il momento più opportuno per fare questo esperimento di preghiera sarà dopo che il motivo della lamentela è passato un poco. Si può rappresentare la situazione che ha portato alla lamentela è tentare di suggerirsi l'uno e l'altro in che modo si sarebbe potuto far diventare questa lamentela passata una preghiera.
In questo modo si crea nella coppia prima la memoria, poi la disposizione e infine la prontezza sull'immediato di poter esprimere le loro lamentele in forma di preghiera. Conviene sempre ricordare che secondo la rivelazione di Gesù nei salmi non esiste lamentela che non possa diventare preghiera!
Condurre i bambini nelle loro lamentele verso Dio è un aspetto mirabile dell'educazione dei bambini verso una sempre più profonda consapevolezza del coinvolgimento di Cristo nella loro vita. Anche con loro si possono fare prove di preghiera di lamento dopo che è passato la sensazione acuta del male.
Per loro giocare di lamentarsi di fronte a Dio e con Dio può diventare per loro una rappresentazione molto seria che gli aiuta di integrare il male nella loro vita.
Questo esercizio è di fondamentale importanza per i bambini. E' proprio in questo periodo della vita che imparano o non imparano a relativizzare il male che gli capita.
Se potessero imparare a relazionare il loro male quotidiano a Dio e a Cristo gli si darebbe un aiuto mirabile per poter lamentarsi in un modo costruttivo e non sempre distruttivo.
Rabbia
Il lamento si può anche trasformare in rabbia. L'aggressione vissuta davanti a Dio è un altro aspetto sorprendente della preghiera di Gesù tramandataci e rivelataci dai salmi.
Di nuovo è la stessa parola di Dio a poterci aiutare a verbalizzare i sentimenti così intesi come quelli della rabbia. In questo senso le stesse parole dei salmi possono aiutare ad entrare in contatto con i nostri stati d'animo più difficili.
Le espressioni forti di rabbia che si trovano nei salmi fanno capire che l'aggressività è molto importante per Dio, per Gesù.
Gesù prega arrabbiato. Come si scaglia contro i mercanti nel tempo e i farisei nelle dispute e nelle prediche così prega con rabbia per la distruzione dei suoi nemici, vale a dire che si convertano grazie al dono della sua passione, morte e risurrezione.
La coppia può trovare parole nei salmi che corrispondono a ciò che provano quando sono arrabbiati in momenti di tranquillità. In questo modo si preparano a vivere momenti di tensione insieme davanti a Dio e interpretati con le parole di Dio. Così la coppia fa esperienza della forza liberante e armonizzante della Parola di Dio.
Conviene imparare l'interpretazione metaforica dei salmi: "il nemico" è soprattutto ogni pensiero, ogni parola, ogni azione cattivo che io compio.
Invitare Dio a scagliarsi contro i mie nemici, o i nemici della coppia significa invitare Gesù a distruggere tutto questo che in me o nella coppia è una minaccia per la realizzazione della felicità personale e della coppia.
La verbalizzazione di questi atteggiamenti, p. e., pigrizia, dipendenza televisiva, tendenza al muso, piacere di parlare male delle persone, abitudine di dirsi solo i difetti, consuetudine di litigare su tutto e dichiararli nemici comuni sia personali sia della coppia può aiutare molto di combatterli concretamente ed efficacemente attraverso la preghiera combattiva dei salmi.
Le seguenti parole dei salmi assumono perciò una connotazioni molto mirata:
8)- "Sorgi, Signore, salvami, Dio mio. Hai colpito sulla guancia i miei nemici, hai spezzato i denti ai peccatori." (Sal 3, 8)
Nel salmo si celebra il fatto già avvenuto. Gesù ha già colpito la mia superficialità sulla guancia in croce quando l'ha fatta sua e me l'ha sottratta.
Lui ha già rotto i denti alla mia superbia per la quale tendo a sentirmi superiore agli altri, al coniuge. Potrebbe essere un'iniziativa molto interessante per i coniugi comporre un elenco di tutti i loro difetti reciproci che si desiderano combattere e trovare alcuni salmi nei quali si identificano esplicitamente "i nemici", "i peccatori", "i maledetti" con questi difetti.
Questo modo metaforico di celebrare i salmi aiuta a visualizzare i difetti e a immaginare con gusto la loro inconsistenza e favorisce il gusto di distruggerci con aggressività ordinata:
9)- Signore, guidami con giustizia di fronte ai miei nemici; spianami davanti il tuo cammino.
10)- Non c'è sincerità sulla loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua è tutta adulazione.
11)- Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame, per tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati.
Identifichiamo con "nemico" la pigrizia mentale.
Si chiede a Dio di guidarmi di fronte al affiorare dei sentimenti di pigrizia. Segue la descrizione distruttiva della voce ingannevole della pigrizia: "non c'è sincerità sulla bocca della pigrizia." "Ma si rimane ancora un po' davanti al televisore ..", domani ci si alza con il muso perché ho sprecato tempo di fronte alla Tv la sera prima e rispondo male al marito e ai figli.
E così via …
Domande per la riflessioni:
Per quali motivi mi lamento? Elenco delle tematiche per le quali mi lamento.
Come accolgo le lamentele del coniuge e dei figli? Come sento accolte le mie lamentele dal coniuge?
Entrano le mie/nostre lamentele nella preghiera?
Per quali motivi mi arrabbio? Come integriamo le nostre arrabbiature nella vita di coppia e nella preghiera?